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I rischi digitali del Coronavirus: il REVENGE PORN

  • Immagine del redattore: Elena Zara - Psicologia
    Elena Zara - Psicologia
  • 9 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 30 apr 2020


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Vorrei parlarvi di un tema che mi ha doverosamente attivata in quest'ultimo periodo di lavoro. Informare e creare consapevolezza riguardo tematiche come queste, poco discusse e così delicate, genera sempre un atto di prevenzione ed un'opportunità di crescita, per cui, ho trovato doveroso fornire qualche informazione su questa tematica ed invitarvi alla lettura.


Come tutti sappiamo l’isolamento derivante dalle misure di contenimento del Coronavirus ha prodotto una cospicua migrazione delle relazioni sociali sui mezzi di comunicazione virtuali mostrando numeri di affluenza sul web mai riscontrati prima d'oggi.

La socialità, si sa, è una componente imprescindibile degli esseri umani ed in questo periodo di isolamento accresce in molti la necessità di scambio relazionale, dei desideri di socializzazione e non di meno dei bisogni di affettività e sessualità tra le coppie (e non) che vivono fisicamente distanti.


L'argomento in questione interessa una fetta silente di preadolescenti (quindi purtroppo minori) ed adolescenti ma non di rado anche adulti che, sempre più spesso, si ritrovano a scambiare immagini, filmati o a videochiamarsi, condividendo così i loro momenti di intimità. Seppur per la maggioranza resti un atto privato, dal valore affettivo, per altri non va proprio così. Si sta riscontrando infatti un aumento esponenziale dei furti di immagini a contenuto sessuale, una dilagante diffusione delle stesse e l’aumento dei reati predatori che vanno dal revenge porn (vendetta sessuale) alla sexual extortion (ricatto/estorsione a sfondo sessuale).

Viene fatto, in questo caso, un uso distorto e dannoso di immagini o video privati che vengono poi diffusi sui social network o sul web, spesso a scopi vendicativi o per mera goliardia, ovviamente senza consenso della persona ritratta.


Un dato preoccupante che riguarda questo fenomeno è la leggerezza con la quale viene messo in atto, dovuto all'assenza di consapevolezza dei rischi e delle conseguenze derivanti dalla diffusione di materiale questo tipo.

Queste immagini, spesso contengono dati e particolari personali che rischiano di divenire di pubblico dominio pregiudicando gravemente l’identità e la psiche delle vittime.

Fra le tante ripercussioni vi è la perdita di controllo della propria intimità e dignità ed i relativi vissuti di umiliazione e vergogna che ne conseguono, poiché, una volta inviata l’immagine non si è più padroni della sua divulgazione.

A queste vanno aggiunte le terribili conseguenze sull’identità, sia reale che digitale, con il rischio di veder compromessa la propria reputazione, creando così problemi all’interno dell’ambiente familiare, amicale, con i nuovi partner ed i futuri rapporti di lavoro.


Secondo uno studio dell’American Psicological Association nel 2019 e del sito endrevengeporn.org il 51% delle vittime di “vendetta sessuale” contempla il suicidio, in prevalenza si tratta di donne.

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In particolare su Telegram, social di messaggistica istantanea, sarebbero state scoperte chat private dove veicolano immagini estrapolate dal web e da altre chat private senza alcun consenso.


L’unica prevenzione è un'adeguata educazione digitale da parte di tutti, il dialogo e la vigilanza sui minori da parte dei genitori (volti a scongiurare la possibilità di alimentare circuiti di pedopornografia) e la conoscenza dei rischi che si incorrono, anche a livello penale, come conseguenza di questi agiti lesivi gravi.

Il testo approvato dalla commissione di Giustizia prevede che chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5000 a 15000 euro.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

La pena è aumentata se i fatti sono commessi del coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena viene poi aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto viene punito a querela della persona offesa.

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Come tutelarsi quindi? Cosa fare se scopri di essere vittima di revenge porn? Ti consiglio la lettura di questi articoli:


Vivetevi, come voi volete. Ma vivete, responsabilmente.


 
 
 

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